Istituto Marchiondi

L’ex Istituto Marchiondi mi ha sempre incuriosita dai racconti di mio zio, ex alunno di questa scuola, ed ormai da decenni è un edificio di cemento armato abbandonato alla periferia di Baggio.

Mio zio ha frequentato questo istituto verso la fine degli anni ’80 perché in quel periodo c’era la specialità di odontotecnico ovvero la presenza di laboratori che dava la possibilità agli studenti di fare pratica per creare dispositivi quali impronte, dentiere, apparecchi di uso dentistico.


Da quel momento mi sono appassionata per approfondire la storia di questo istituto e sono tanto dispiaciuta che oggi risulta essere una struttura decadente e spesso un luogo di rifugio per senzatetto, portando degrado anche al circondario.


Mi piacerebbe pensare che un giorno questo istituto venisse ristrutturato per creare nuovamente una scuola per persone disagiate e bisognose di aiuto e spero che nei prossimi anni ci sia una riqualificazione dell’area affinché il quartiere di Baggio possa essere una zona di attrazione per turisti e i cittadini della “zona 7” fieri di vivere a Baggio!

Rebecca

Nicodero

Martina

Kirk





L’edificio fu progettato e realizzato sotto la cura dell’architetto Vittoriano Viganò.

L'architetto non progetta un riformatorio, ma una “scuola di vita”; abolisce le sbarre, e impone ai “ragazzi difficili” un intorno civile, basato su spazi che favoriscano una socializzazione democratica. L'istituto emana una forte energia vitale, simbolicamente rappresentata dall'uso del Cemento armato a vista e dalla predominanza del colore rosso. Viene ad instaurarsi così tra l'edificio e i suoi giovani fruitori un rapporto di simpatia, diceva il Viganò: “chi ha veramente compreso il Marchiondi non sono stati gli organizzatori, le autorità scolastiche e pedagogiche, i colleghi, i critici di architettura che pure mi hanno fatto tanti complimenti: sono stati i ragazzi. Non potrò, credo, dimenticare il grido di gioia con cui sciamarono dentro, l'entusiasmo con cui presero immediato possesso delle attrezzature, degli armadietti, dei porta-abiti”.

Grazie anche a una campagna promossa da Sgarbi per la salvaguardia architettonica dell'edificio, la struttura è stata posta sotto vincolo architettonico; il suo completo recupero è affidato al Politecnico di Milano. L'edificio è stato negli ultimi anni oggetto di occupazioni abusive, più volte sgomberate, che ne hanno aggravato lo stato di degrado.

L'Istituto Marchiondi di Milano, realizzato negli anni Cinquanta da Vittoriano Viganò, è in disuso da tempo. L'istituto sorse a Baggio (Milano) per accogliere circa 300 ragazzi con problemi fisici e mentali. Il suo plastico è esposto al Moma di New York e nessuno ha mai potuto abbatterlo. La costruzione dell’Istituto Marchiondi si è svolta tra il 1954 (10 ottobre posa della prima pietra) e il 1957. Il 7 dicembre del 1959 l’architetto Vittoriano Viganò ( Figlio del pittore Vico Viganò ) , progettista dell’opera, nota anche come costruzione brutalista per il particolare utilizzo del cemento armato, presentò il progetto all’allora presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. L’area utilizzata ha una superficie di 11.000 metri quadrati, mentre quella a verde è di 12.000 metri quadrati. L'architetto fu Vittoriano Viganò che frequentò il Politecnico di Milano dove si laureò in architettura nel 1944. Nel 1947 aprì il suo studio professionale in corso di Porta Vigentina, a Milano, indirizzando i suoi interessi al disegno del prodotto industriale, all'allestimento, all'architettura e l'urbanistica. Viganò intende l'architettura come un'attività totale, a risorsa dell'uomo. Perciò di interni non è una banale pratica di decorazione, ma una disciplina che condivide le finalità e il metodo dell'architettura e dell'urbanistica. Questi presupposti razionalisti dovrebbero quindi integrarsi con i linguaggi locali per ricostruire un'identità italiana dopo le distruzioni della guerra, dando inizio a una nuova tradizione per il nuovo Stato democratico che stava nascendo. Quindi l'architetto può collaborare attivamente alla costruzione di una nuova società civile. L'impegno sociale di Viganò si concretizza attraverso una comunicazione energica ed esplicita, che si avvale di materiali poveri e di edifici semplici ma raffinati. Viganò viene considerato uno dei più illustri rappresentanti dell'architettura italiana del dopo guerra.